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Cinquantuno poesie suddivise in sei sezioni e un titolo romanticamente inquietante: sono questi gli ingredienti dell'ultima fatica letteraria di Francesco Azzirri, alla sua terza prova poetica dopo Sostanze in fiera e 1101. In questo suo ultimo lavoro, l'autore sembra mosso dall'urgenza di riconsegnare all'arte della parola poetica - e, quindi, a quella sua capacità intrinseca di scomporre e ricomporre il mondo - un potere riconciliatorio. Le composizioni della raccolta, che fanno quasi sempre leva sul richiamo alla sonorità della parola, scorrono fluide come fotogrammi scavando lentamente la dura corazza di una umanità sempre più globalizzata e accecata dalla retorica del progresso tecnologico.